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Il counselor integrato

Chi è e cosa fa il counselor integrato?

Attenzione NON alternativo ma INTEGRATO.                                                                                   Prendo spunto dall’introduzione dell’ultimo articolo della dott.sa Erica Francesca Poli per mettere il punto anche sul mio lavoro.

“Integrative, non alternative. È ora di superare questo conflitto tra fazioni. Noi siamo fatti di anima, mente, emozioni e anche di corpo, siamo integrati per definizione, quindi la medicina deve essere integrata. La terapia farmacologica non va necessariamente buttata. Dipende dalla fase, dalla situazione, dalla consapevolezza della persona che magari in un dato momento non ha disposizione d’animo per quella cura: sarebbe assurdo non utilizzare altri metodi”

Una nuova psichiatra senza più medicine, il metodo che può guarire anima e corpo che può anche ridurre i costi della sanità pubblica.  Come counselor a mediazione artistica e danzaterapeuta formata in istdp all’efp group e nel mio studio ica-do a Rozzano, lavoro fianco a fianco con medici, psicoterapeuti, psicanalisti, oncologi, psichiatri, neuropsichiatri e logopedisti. Il lavoro che svolgo è un lavoro sinergico che non prescinde dai medicinali o dalle cure così chiamate “tradizionali” quando necessarie, ma anzi lo supporta e lo completa. Il primo esempio di cui ho parlato in uno degli ultimi articoli è nel lavoro con la dislessia: un genitore che porta il suo bambino a fare danzaterapia non può pensare di smettere di andare dal logopedista, a meno che quest’ultimo indichi che gli incontri possano essere più diradati nel tempo o interrompersi. Oppure quando  lavoro sul recupero dell’immagine di sé nei post operatori per le donne che hanno affrontato una mastectomia. La danzaterapia o il counseling non eliminano il bisogno di uno psicoterapeuta o del fisioterapista, ove vi siano la necessità.

O per finire con i disturbi alimentari: è molto importante lavorare sul corpo ma non senza l’aiuto di un dietista o un medico che accompagnino il percorso. Il lavoro a mediazione corporea supporta e in alcuni casi accelera i processi di miglioramento dello stato di salute psico-fisica, non lo sostituisce. È questo il nuovo paradigma di cui si parla, integrazione, non O/O ma E. Questo viene reso possibile da una rete di professionisti aperti alla collaborazione e alla rottura dei vecchi schemi che sempre di più si stanno diffondendo. L’unione fa la forza, anche per il benessere.

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